Il pericolo delle password troppo semplici: perché “P4ssw0rd!” non basta più

In un’epoca in cui le nostre vite digitali sono custodite dietro una semplice stringa di caratteri, la scelta della password diventa un atto fondamentale per la sicurezza. Eppure, milioni di utenti continuano a utilizzare password troppo semplici, facilmente intuibili o basate su modelli prevedibili. Questo rende estremamente facile per gli attaccanti violare account personali e aziendali utilizzando tecniche ormai banali, come l’attacco a forza bruta o l’uso di dizionari.


Forza bruta e dizionari: il lavoro degli hacker è più facile di quanto si pensi

Un attacco a forza bruta consiste nel provare automaticamente tutte le possibili combinazioni di caratteri fino a trovare quella corretta. Anche se sembra un processo lungo, oggi esistono strumenti e hardware in grado di testare milioni di combinazioni al secondo.

Un’altra tecnica diffusa è l’uso di dizionari, ovvero elenchi di password comuni (spesso raccolte da precedenti violazioni di dati) che vengono testate una dopo l’altra. I dizionari contengono parole come:

  • password
  • 123456
  • qwerty
  • admin
  • letmein

E versioni leggermente “camuffate” come:

  • P@ssword
  • Pa55w0rd
  • 1234abcd

Il problema è che anche queste varianti — in cui si sostituisce la lettera “o” con uno zero (0) o la “e” con un tre (3) — sono ormai ben note e incluse nei dizionari di attacco. Quindi, una password come M4tr1x! potrebbe sembrare “sicura” a prima vista, ma in realtà è solo una riformulazione prevedibile di una parola comune, e può essere decifrata in pochi secondi.


La falsa sicurezza delle sostituzioni semplici

Molti utenti credono erroneamente che basti sostituire alcune lettere con simboli o numeri per rendere la propria password sicura. Questa pratica, chiamata “leetspeak”, era forse efficace vent’anni fa, ma oggi è del tutto superata.

I software di cracking più avanzati oggi usano algoritmi che automatizzano queste sostituzioni, generando in pochi istanti centinaia di migliaia di varianti comuni. Una password come Tr0ub4dor&3 non è più sicura di troubador3, e in entrambi i casi, un attacco a dizionario può violarla rapidamente.


La vera sicurezza: password lunghe, complesse e prive di significato

La chiave per una password sicura è l’imprevedibilità. Ecco alcune linee guida efficaci:

  • Usa password lunghe: almeno 14-16 caratteri. Più è lunga, meglio è.
  • Evita parole reali: anche combinate con simboli, restano prevedibili.
  • Mescola maiuscole, minuscole, numeri e simboli in modo non ovvio.
  • Non riutilizzare la stessa password su più servizi.
  • Usa un password manager per generare e memorizzare password forti come T7*juP2!eR^zM8$k.

In alternativa, una strategia efficace è l’uso di frasi casuali generate da parole scollegate, come:
cavallo.freddo!lampada29pneumatico
Questa password è lunga, imprevedibile e molto più sicura di qualunque variante di “password123”.


Conclusione: abbandonare le vecchie abitudini è l’unica strada

La sicurezza informatica inizia dalla porta d’ingresso: la password. Sostituire una “o” con uno zero non è più sufficiente — se mai lo è stato. Per proteggere davvero i propri dati, è necessario cambiare mentalità, adottare password robuste e strumenti di gestione sicuri.

L’unico modo per stare davvero un passo avanti agli attaccanti è smettere di cercare scorciatoie e scegliere la complessità.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *